L’Università che vogliamo

Introduzione

IL CNU nel corso della sua storia che ha superato i 50 anni di attività ha sempre posto al centro del suo operato oltre alla salvaguardia della libertà di ricerca e di insegnamento del corpo docente “la valorizzazione del capitale umano attraverso la formazione e la ricerca nei differenti campi del sapere da quello scientifico a quello tecnologico sociale e umanistico con una particolare attenzione ai collegamenti con la società civile del paese.”

L’Università negli ultimi anni ha subito riforme che si sono accavallate ed è stata fortemente penalizzata dalla crisi economico-finanziaria che ha colpito il paese. Il CNU è convinto che oggi più che nel passato gli interventi sull’università devono essere organici ed orientati all’innovazione e al potenziamento del ruolo e delle funzioni proprie che la stessa costituzione le assegna.

Invece assistiamo ad una riforma subdola iniziata con il blocco del turnover con la riduzione dell’FFO e la pratica cancellazione di fondi per la ricerca di base con il blocco degli scatti stipendiali ed ha proseguito con la legge di stabilità del 2016 salvo piccole risorse aggiuntive contenute in modo disorganico nella legge di stabilità del 2017.

Le sofferenze principali dell’università con forti conseguenze sulla società civile e sui giovani in particolare sono: popolazione studentesca in calo percentuale di laureati più bassa rispetto alla media europea aumento degli abbandoni degli studi incremento degli studenti fuori sede (con prevalente spostamento dal Sud verso il Centro-Nord) riduzione significativa di personale docente e tecnico amministrativo rapporto basso ricercatori/occupati rispetto ai paesi dell’OCSE reclutamento insufficiente presenza di un massa enorme di precariato (circa 40.000) basso investimento per la ricerca (127% del PIL) ecc.

Ciò nonostante l’università relativamente alla produzione scientifica ha il grande merito di collocarsi ancora in una ottima posizione internazionale. L’università per svolgere le proprie funzioni e per rispondere alle esigenze del paese non ha bisogno di interventi spot come le Cattedre Natta e l’Human Technopole che né minano l’autonomia e né espropriano le risorse. Il CNU in sintonia con la sua vocazione storica ritiene urgente che nell’università vadano risolte alcune emergenze (precariato invecchiamento docenti reclutamento e adeguamenti stipendiali) in tempi rapidi con interventi governativi straordinari e ribadisce che questi dovranno essere seguiti da un intervento organico più ampio per la messa in sicurezza del sistema universitario pubblico per i prossimi trenta anni.

Ipotesi per l’università che vogliamo:

Sulla base di indicazioni emerse da uno studio condotto direttamente dal CNU e dei risultati delle valutazioni nazionali e internazionali prende sempre più corpo la necessità di un intervento organico serio e largamente condiviso che miri a: adeguare i percorsi formativi alle esigenze dei giovani e alle necessità di crescita del paese; concretizzare un corretto orientamento agli studi universitari da costruire in accordo con il sistema scolastico; potenziare il diritto allo studio; varare un piano nazionale della ricerca e rafforzare le risorse ad essa destinate; reclutare giovani con modalità trasparenti e meritocratiche seguendo un flusso regolare di ingresso attraverso modelli di accesso in grado di superare le criticità emerse anche con il percorso previsto dalla Legge 240/2010; disegnare uno stato giuridico dei docenti moderno che stimoli l’integrazione la mutidisciplinarietà e semplifichi i processi d’avanzamento nella carriera economica; riorganizzare un sistema di valutazione trasparente e congruo; semplificare i processi gestionali e burocratici non applicando acriticamente all’università tutti i vincoli a cui è soggetta la P.A.; potenziare i processi d’internazionalizzazione incentivando la mobilità della comunità dei docenti attraverso la partecipazione ai programmi europei

Proposte:

Il CNU vuole aprire un confronto e sottopone alla discussione alcune proposte su: Precariato; Nuovo modello didattico diritto allo studio e orientamento agli studi universitari; Reclutamento e stato giuridico dei docenti; Riflessioni sul rinnovamento del sistema ricerca. Il precariato è divenuto ormai strutturale e la messa ad esaurimento del ruolo del ricercatore a tempo indeterminato ha creato un ingorgo di una massa enorme (circa 40.000) di precari in attesa di una collocazione stabile di lavoro. Il CNU conscio dei problemi di bilancio delle università ritiene in sintonia con quanto sarà indicato sul ruolo unico della docenza universitaria necessario affrontare tale problema con la messa in atto di un piano straordinario (circa 20.000 posti in 4 anni) di assunzione della variegata platea degli attuali precari. Pertanto in attesa del ruolo unico della docenza propone l’istituzione della figura del docente-ricercatore in cui far confluire a domanda (previa verifica di determinati requisisti) gli RTI RTb e RTa e un numero programmato di assegnasti borsisti ecc previo giudizio idoneativo. Il problema del precariato tuttavia non può essere risolto solo all’interno del Sistema Universitario ma serve un piano più ampio che dovrà coinvolgere il mondo dell’impresa e del resto della Pubblica Amministrazione attraverso azioni sinergiche e incentivanti

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L’Università che vogliamo

Affronta le sfide poste dalle riforme e dalla crisi finanziaria che hanno impattato studenti, docenti e ricerca. Il CNU evidenzia l’importanza di un approccio organico e innovativo nel riformare l’università, sottolineando la necessità di affrontare questioni urgenti come il precariato, l’invecchiamento dei docenti e la necessità di adeguamenti stipendiali.

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